ORPHEUS BRITANNICUS
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Ven 28 Giugno

Museo Borgogna

ORE 21:00

ORPHEUS BRITANNICUS

In the Stars with Diamonds

RAFFAELE SCHIAVO cantattore

ENSEMBLE ’59

ANDREA BEATRIZ LIZARRAGA violino

LUCA AMBROSIO pianoforte

PIERO CARTOSIO flauto e direzione

Soggetto di Piero Cartosio | Rappresentazione scenica a cura di Raffaele Schiavo

Programma

Musiche di Henry Purcell, John Blow, Matthew Locke, John Banister, Nicola Matteis

Biglietti

INGRESSO € 12

RIDOTTO OVER65 € 10

RIDOTTO UNDER25 € 6

RIDOTTO FAMIGLIA € 3

Cartosio portrait
Schiavo portrait

Henry Purcell (1659-1695) condivide con Mozart il destino di avere concluso la propria vicenda terrena intorno ai trentacinque anni. In questo pur breve arco di tempo, grazie alle sue meravigliose composizioni di vario genere (concerti esclusi), Purcell si guadagnò, ancora vivente, una fama che non si è mai affievolita nel corso dei secoli. Il primo compositore inglese altrettanto noto posteriore a lui è Britten o, cambiando genere, i Beatles. Alcuni ritratti ci restituiscono un volto mite e malinconico, ma purtroppo le notizie biografiche, aneddoti etc. relative al nostro Autore sono pochissime. Il Purcell del nostro monologo finalmente si disvela, muovendo i passi dalla movimentata temperie politica, religiosa e musicale della Londra nella seconda metà del ‘600. Incendi, pestilenze, decapitazioni: la morte è sempre dietro l’angolo. L’inquadratura va man mano stringendo fino a soffermarsi sulla paradossale première, nel contesto di un educandato femminile, del capolavoro nel cassetto Dido and Aeneas. Il compositore passa poi a illustrare, delirante – e tuttavia concretissimo – come si costruisce, mattone dopo mattone, un ground di successo (i bassi ostinati sono un suo cavallo di battaglia). Nella parte conclusiva Purcell si interroga su sé stesso, invitando implicitamente anche noi a scavare intorno alla sua figura e intorno al mistero dell’insularità un po’ fuori dal tempo della musica inglese. Nel frattempo l’Inghilterra è dominata dall’influenza di Carissimi e Corelli, ma anche dall’ingombrante presenza fisica di musicisti italiani di varia estrazione, da mitigare con un pizzico di «…Aria alla Francese per aggiungervi allegria e gusto…» (secondo le sue stesse parole). Il testo alterna, talvolta sovrappone, parlato e musica attraverso un caleidoscopico viaggio che alterna paesaggi ironici, cinici, a tratti esilaranti, ad altri dominati dall’ombra e dalla malinconia. La parte musicale (si perdoni qualche piccola, inevitabile pugnalata alla pura filologia) sottolinea ed esalta uno spettacolo pieno di suspence, colpi di scena, voli pindarici. Le musiche di John Blow, Matthew Locke, John Banister e Nicola Matteis affiancano diverse significative composizioni dell’Autore in titolo. Alle sicure mani e alla trascinante, insulare affabulazione di Raffaele Schiavo, voce recitante e poliedrico cantante e strumentista, e ai suoi compagni di viaggio la sfida di riaccendere nel pubblico di oggi le passioni, musicali e umane, della Londra di tre secoli e mezzo fa. Lo spettacolo non esclude qualche impertinente anacronismo (ispirato dalla lettura de Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di R. Lewis) e una o due fake news.

Piero Cartosio