Dom 27 Ottobre
Museo Borgogna
ORE 17:00
Dom 27 Ottobre
Museo Borgogna
ORE 17:00
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ACCADEMIA DEL RICERCARE
Direttore PIETRO BUSCA
William Brade (1560 -1630)
dalla raccolta del 1609
1. Canzon, allemanda, pavana, galliarda, corrente.
2. Pavana, gagliarda, corrente
Erasmus Widmann (1572 – 1634)
da “Specchio della Virtù musicale 1613”
Sophia/Anna/Sophia, Susanna/Dorothea/Susanna,
Agata, Magdalena/Sibilla/Magdalena, Barbara/Ursula,
Clara, Margaretha/Joanna/Margaretha
Johann Hermann Schein (1586 – 1630)
dal “Banchetto Musicale 1617”
Suite n. 13
Suite n.19
Artem Dzeganovskyi, Yayoi Masuda, violini
Virginia Ghiringhelli, Eleonora Ghiringhelli, Massimo Sartori, viole da gamba
Luisa Busca, flauti
Manuel Staropoli, flauti e cromorni
Carlo Gomiero, flauti e cornamuse
Roberto Terzolo, dolzaina, flauti
Claudia Ferrero, clavicembalo
Luca Casalegno, percussioni
A cavallo tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo ebbe inizio il lento cammino che – attraverso infinite sperimentazioni – avrebbe condotto alla definizione delle forme principali della musica strumentale, in seguito esaltate prima dai grandi autori del Barocco e poi dai compositori romantici. Oltre all’Italia – patria di Arcangelo Corelli, che con le sue sei raccolte di opere a stampa diede un contributo determinante alla codificazione del genere della sonata e del concerto grosso – la Germania svolse in questo ambito un ruolo di importanza decisiva. A questo contribuirono da un lato la complessa situazione politica dell’Europa centrale, che vedeva il territorio tedesco frammentato in un’infinità di staterelli spesso in accesa competizione tra loro, e dall’altro il desiderio dei principali signori dell’epoca di imporsi non solo nel campo delle armi ma anche in quello della cultura. A questi fattori va aggiunta la particolarissima posizione geografica della Germania, che risentì sia delle influenze della scuola italiana sia delle suggestioni dello stile francese, senza dimenticare i numerosi compositori inglesi – tra i quali si distinsero Thomas Simpson e William Brade – che introdussero nelle città anseatiche lo splendido repertorio dell’Inghilterra elisabettiana. L’aspetto più significativo della produzione di Widmann consiste nel fatto che – contrariamente alla maggior parte dei compositori coevi – nella maggior parte dei casi non scrisse suites (sequenze predefinite di danze quali l’allemanda, la corrente e la sarabanda, spesso precedute da un preludio dal carattere astratto) ma movimenti di danza a se stanti, che sarebbero state abbinate con molta libertà dagli esecutori a seconda delle occasioni. Ogni brano venne ‘battezzato’ con un nome di donna, un fatto che rivela chiaramente un intento descrittivo, che contribuisce a dare ulteriore vivacità e brillantezza a questa sorta di raffigurazioni figurative, nelle quali – accanto a tratti raffinati e pieni di grazia – non mancano spunti bizzarri e quasi farseschi, esaltati da una strumentazione ricca e di grande suggestione.