Ven 22 Novembre
Museo Borgogna
ORE 21:00
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ACCADEMIA DEL RICERCARE
Johann Joachim Quantz (1697 – 1773)
Concerto in Sol Maggiore per Due Flauti Traversieri e Orchestra
Concerto in Sol minore per Due Flauti Traversieri e Orchestra
Concerto in Re Maggiore per Due Flauti Traversieri e Orchestra
Manuel Staropoli, Giulio De Felice, flauto traversiere
Arianna Zambon, Lucia Morini, oboi
Umberto Jorn, Stefano Ruffo corni
Yayoi Masuda, Efix Puleo, violini
Elena Saccomandi, viola
Daniele Bovo, violoncello
Gualtiero Marangoni, violone
Claudia Ferrero, clavicembalo
Nonostante fosse un multistrumentista abile tanto al violino quanto all’oboe e alla tromba, la fama di Johann Joachim Quantz è indissolubilmente legata al traversiere, strumento di cui fu grandissimo virtuoso e al quale dedicò un trattato e una cospicua quantità di composizioni. Egli fu inoltre l’ideatore di alcuni miglioramenti tecnici volti a perfezionare lo strumento: uno di questi, il tappo a vite collocato nella testata, che ha lo scopo di calibrare in maniera accurata l’intonazione dello strumento, è in uso tuttora dopo più di due secoli e mezzo dalla sua invenzione.
Quantz si formò musicalmente a Dresda, un centro posto al crocevia di molteplici culture e stili, ed ebbe tra i suoi maestri il boemo Jan Dismas Zelenka. Tra il 1724 e il 1728 svolse un lungo viaggio che lo portò a soggiornare nelle principali capitali europee (Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Parigi, Londra ed Amsterdam) e a entrare in contatto con i principali protagonisti delle relative scene musicali. A partire dal 1740, anno dell’ascesa al trono di Federico II di Prussia, rivestì l’incarico di insegnante privato del sovrano e di organizzatore della vita musicale di corte; la generosa retribuzione che gli fu accordata e la dispensa da ogni altro impiego gli permisero di coltivare le sue idee musicali e di riversarle nell’importante “Saggio di un metodo per suonare il flauto traverso”, un manuale che, contenendo preziosi insegnamenti di estetica e prassi esecutiva, oltrepassa le normali ambizioni di un trattato strumentale; più ad alto livello, il “Saggio” pone tra i suoi obiettivi quello di formare il gusto e il giudizio del musicista.
Fu proprio alla corte di Federico II che Quantz compose la porzione maggioritaria delle sue composizioni, che solo raramente esulano dall’ambito flautistico (anche a causa degli ovvii obblighi di committenza) e tra le quali si annoverano più di 200 sonate, circa 300 concerti (molti dei quali per due flauti traversi), una cinquantina di sonate in trio (per due flauti, o per flauto e violino, e basso continuo), alcuni quartetti per flauto e archi e diverse altre composizioni per flauto solo e per due e tre flauti. Nelle due opere è evidente l’influenza dello stile italiano, appreso dallo studio dei più importanti compositori suoi contemporanei; successivamente egli abbracciò le istanze dello stile galante e dello stile della Empfindsamkeit (sensibilità).
L’autorità che Quantz ebbe in ambito strumentale fu grandissima ed egli fu uno dei principali artefici della futura supremazia del traversiere sul flauto dolce. A tale proposito, può essere interessante ricordare come, durante il suo viaggio in Italia, egli abbia portato a conoscenza dei compositori italiani le risorse tecniche offerte dal suo strumento: Alessandro Scarlatti e Antonio Vivaldi ne furono impressionati e in particolare il secondo dedicò allo strumento un buon numero di composizioni, tra le quali non si possono non segnalare i tredici concerti per traversiere e il concerto per due traversieri, archi e basso continuo.
Danilo Karim Kaddouri